“Scusi dove posso trovare il lievito di birra?” – “bancomat o carta di credito?” – “mi cambia 5 euro per il carrello?”. Domande da manuale per chi si destreggia fiero per le corsie di un centro commerciale. Che siate i ritardatari della spesa last minute o habitué del sabato al centro commerciale, queste domande vi lasceranno indifferenti. Gli shopping center di periferia sono diventati luoghi della socialità di quartiere per eccellenza, centri di raccolta non differenziata di una comunità senza più interessi, né identità. Senza scomodare Augè, che i centri commerciali rispecchino non luoghi è risaputo. Ma è ancora così? Il centro commerciale è sempre quello spazio neutro in cui le persone si muovono senza interagire tra loro o sono diventate le nuove piazze coperte dove gli incontri diventano appuntamenti? Capita di osservare adolescenti che si danno appuntamento per passeggiate e chiacchiere tra amici, anziani che si ritrovano davanti ai maxischermo o a leggere giornali. Una sorta di ritorno al passato: il ritrovo nella piazza, la via principale del passeggio e il caffè al bar. Basterebbe una chiesa per una trasposizione fedele e letterale dal villaggio al centro commerciale. E non siamo lontani da quel passo. E sì, perché se alle domande da manuale si dovesse aggiungere quella rituale da matrimonio, Augè dovrà ricredersi. E dovrà farlo presto perché in quel luogo di transito per eccellenza, sabato 18 ottobre, tra carrelli della spesa e tessere fedeltà, un certo Pierpaolo ha sposato la sua amata Alessandra. La trovata è nata da un’idea di Eurocommercial Properties e Larry Smith, proprietà e società di gestione del centro, anche sponsor dell’evento. Ed è per questo motivo che i due innamorati, operaio lui, precaria lei, sono convolati a nozze nel centro commerciale. A tratti kitsch e di cattivo gusto, per niente tradizionale e poco romantico, i due innamorati pur di sposarsi in grande stile hanno deciso di affidarsi agli sponsor. Tutta la cerimonia è stata finanziata a tal punto da permettere a Pierpaolo e Alessandra abiti di qualità e un viaggio alle Mauritius.
Gli invitati – e i clienti – si sono ritrovati alle 11 in piazzetta Ovest presso il Centro Commerciale. Ciò che è sfuggito alle cronache rosa è se gli ospiti abbiano preferito indossare un abbigliamento comodo per eventuale shopping post cerimonia o se dopo il sì si siano recati tutti quanti al fast food con tanto di foto ricordo nelle cabine automatiche delle fototessere… Scherzi e ironia a parte, l’avvenimento ci lascia un po’ d’amaro in bocca. E sì, perchè cedere la personalizzazione e le idee sul matrimonio, da sempre sognato, ai conti che proprio non tornano spinge due persone talmente in là da riuscir a trasformare l’altare in vetrina!
E voi? Vi sposereste al centro commerciale?