Ricordate il post in cui vi ho raccontato la favola del “c’era una volta, in un magico mondo chiamato Roma Sposa, una povera ragazza in cerca del suo matrimonio incantato”?
Come tutte le favole, anche quella finì con un “…e vissero per sempre felici e contenti” sul divano di casa a sonnecchiare esausti.
La favola non svelò però un arcano segreto: la povera ragazza, senza capirne le ragioni, aveva preso un appuntamento con un atelier; “sì, tanto è a novembre, ci vuole così tanto tempo che chissà se sono ancora viva” pensai.
A novembre sono ancora viva e una telefonata mi ricorda l’appuntamento.
“Alle 16:00 in punto signorina mi raccomando”.
Vabbè! Raccatto le mie amiche che più felici non si può ed entriamo nel regno incantato fatto di batuffoli di pizzo e nuvole di seta e una vecchia strega all’ingresso: “Ciao bella, chi si sposa? Ah… sei te! Però non m’hai detto che vestito volevi al telefono!”.
“Signora davvero a me non l’ha chiesto nessuno”.
“Sì, ma lo dovevi dire tu”.
“Ok aspetto un’amica fuori che è meglio”.
Cominciamo con il piede sbagliato. Stefania non avere preconcetti. Sei con le tue amiche, sono felici ed emozionate, non fare storie. Non roviniamo questo pomeriggio.
La faccio breve. (Sento già che questo post sarà lunghissimo).
Una ragazza anoressica e molto gentile ci fa strada, fa sedere comodamente le mie amiche e mi chiude in una stanza. Capisco solo dopo un po’ che sarei stata sequestrata per due ore in una cella ricoperta di specchi a trenta gradi. Vabbè, ci sta, almeno simuliamo ‘sto nove agosto.
Cerchiamo di venirci incontro io, la povera ragazza con i preconcetti, e lei la mia commessa, quella magra magrissima che sa il fatto suo. Entriamo subito in sintonia.
La commessa comincia bene, in quarta. È una grande e fa notare i suoi 13 anni di esperienza. Mi riempie di complimenti.
“Sei bella, bellissima!”
“Grazie!” – Le dico onestamente quali credo siano i miei difetti e quali non vorrei far notare. Mi capisce al volo. Bene!
“Proviamo subito il vestito che ti piace.”
“Va bene.” Il vestito non è quello che mi piace, ma è carino. Lo provo per lei. Sento di dover ricambiare la sua gentilezza.
“Come ti vedi? Che emozioni provi?”
“Beh, non mi ci vedo proprio bene, non mi sento molto a mio agio” – Cosa avrei dovuto dirle? Che in realtà sembro una scema vestita come una dama dell’800 che sta andando a una festa di carnevale anni ’80 e che il vestito pesa assai?!
“Lo facciamo vedere alle tue amiche?”
“Ok certo.”
Lo vedono, lo commentano. Provano a fotografarlo, ma la mia commessa le bacchetta. Girano i tacchi e se ne vanno.
“Bene, che voto diamo a questo vestito?”
“Cara, non stiamo mica su Realtime!!!” – Sento sgretolare le certezze della nostra amicizia…
Ok, ne proviamo un altro. E un altro e un altro ancora.
Da dama dell’800 a caciocavallo il passo è breve. Perdo la mia amica commessa nel giro di due vestiti. Non mi fa provare quelli che mi piacciono, mi fa provare quelli in cui sembro evidentemente incinta. 5 mesi buoni! Con nonchalance parla di vestiti a sirena: Ok la 42! Anche la 44 va bene ma su una 48 diventano in realtà vestiti a balena (parole sue). Poi i complimenti diventano colossal delle stronzate “sei così bella che a te serve un abito che sia un contorno alla perfezione”. Se… ciaone! T’ho persa per sempre.
Per fortuna, nell’altra stanza le mie amiche mi comprendono e dispensano consigli: sembrano un centrifugato della mia mamma.
Per finire raggiungiamo l’apoteosi quando la mia ex amica commessa ben pensante crede che un velo possa smuovermi dentro quell’emozione che racchiudo sin da bambina: mi fa indossare il velo.. oooohhhhhhhhhhh!
In maniera surreale passiamo da un atelier romano a una pista da ballo delle tipiche feste anni ’70 con il trenino e alla consolle “Disco Samba” (per i più pe pe peppeppepe pe pe peppeppepe, o Brigitte Bardobardò o ancora Brasil…). Il velo non mi smuove nulla, ma mi fa danzare davanti allo specchio come se fossi la reincarnazione di Batman!
E poi la magia..mi fanno notare il mio fondoschiena. Alto, sodo, perfetto! Sono una strafiga pazzesca. Io sono JESSICA RABBIT! (Con tanto di coniglio… Ma questa è un’altra storia e dovrete attendere un altro post).