Avevamo dieci giorni di tempo per cambiare casa. Lo avevamo deciso: facciamo le cose con calma, così non ci stressiamo. Gli imbianchini dipingono le pareti, puliamo casa, aspettiamo i mobili nuovi, facciamo i pacchi, una giornata di trasloco e rimettiamo le cose al loro posto. No stress!
Ma come tutti sanno, i programmi sono fatti per non essere rispettati e così, ora, abbiamo solo tre giorni per fare quello che avremmo potuto fare in dieci. Ma noi siamo tipi tosti e non ci facciamo abbattere dagli imprevisti. Scialla!
Riprogrammiamoci: due giorni per gli imbianchini e un giorno per pulire casa aspettare i mobili nuovi traslocare rimettere le cose al loro posto e sette giorni per fare pacchi (la mancanza di punteggiatura e la conseguente lettura tutta d’un fiato genera nel lettore il reale stato d’ansia creatosi). Vabbè sette giorni… a fare i pacchi non ci vuole nulla! Devi solo mettere 12 anni di vita romana e i suoi 9 di fiorentina/capitolina in un numero indefinito di scatoloni. E mentre inscatoli album e libri (in maniera cronologica, cromatica e di altezza) bussa il Signor Passato. Noooooooo… È la fine!
Avete mai provato a mettere il vostro passato in un pacco? So’ cazzi! Non è così semplice perché non ci vuole proprio entrare, ti ammalia e ti imbambola facendoti perdere tempo, tu hai programmato tutto alla perfezione, mentre il Signor Passato è lì che vuole farti ricordare i momenti della vita andata. Quella che non c’è più. E così pensi a tutto quello che è trascorso, finito, inscatolato in passati traslochi, impolverato.
Momento Amarcord.
Vecchi diari, vestiti passati di moda, occhiali da vista mai buttati, poi indossati per tornare in un attimo nella Pandina, dediche lasciate nelle pagine dei libri. E poi arriva lui: Fabio Volo. Finisce tutto in un attimo. Si torna a inscatolare, impacchettare, scocciare, chiudere. Soprattutto con Fabio Volo, salvato da una vicina nuova installazione di book sharing a dispetto della spazzatura, solo e soltanto per immaginare la faccia di merda che avrà chi aprirà la libreria di cultura comune. Il Pigneto (non) ringrazia.
Abbiamo deciso di passare gli ultimi giorni nel nostro appartamento, immaginando il nostro futuro e stilando liste. Ci piace tanto scrivere liste. In questi giorni ci siamo focalizzati su tutto ciò che ci mancherà, e non, dell’appartamento che per primo ci ha visti vivere insieme.
Cose che non ci mancheranno:
– 6 rampe di scale, 3 piani a piedi, 60 gradini da scalare tutti i santi giorni;
– le finestre senza balconi;
– il cane bisbetico della nostra vicina di casa;
– le scampanate a festa della chiesa di San Leone;
– l’amarezza che non sia stata una casa esclusivamente nostra;
– il bambino di dieci anni del primo piano che gioca tutto il giorno, tutti i giorni, alla Playstation con suo padre, tifa Milan e impreca in continuazione. Poi smette quando sua madre gli impreca di farla finita mentre suo padre fa pippa;
– il cane del dirimpettaio che piange perché solo.
Cose che ci mancheranno:
– l’anziana signora che dalla sua finestra, mentre ci rechiamo al garage, ci da tutti i giorni il ben svegliati con il suo “MA LI MORTAAAAAAAACCI TUAAA!!!”;
– il nostro padrone di casa e la paralisi del suo sorriso;
– l’uomo nudo della finestra difronte;
– l’idea che questa rimarrà, sempre e per sempre, la nostra prima casa.
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