La vera, grande marcia nuziale

Pian piano, io e Stefania, stiamo tornando a galla dopo quest’immersione nel mare emotivo qual è stato il nostro matrimonio. E stavolta non starò qui a dar sfogo al vortice di pensieri che battono sulla tastiera del Mac per mano di dieci dita impazzite e qualificate da un paio d’anni di dattilografia nei primi lontani anni di scuole superiori. E’ solo che stasera, mezzo influenzato ma felice come un bambino mentre la mia mogliettina cerca di tenermi nascosta una torta che sta preparando per il mio ennesimo compleanno ormai alle porte, finalmente ritrovo la voglia e l’ispirazione di condividere qualcosa.

Fin da subito siamo stati concordi nell’avere altri accordi che ci spingessero verso l’“assolutamente sì” in risposta alla domanda che l’assessore alla cultura ci avrebbe posto. Immediatamente le canzoni che sognavamo per quegli istanti ci hanno travolto, spinte da tutti i ricordi che riaffioravano legati alle stesse. La decisione è praticamente caduta subito su Bob Dylan, non poteva mancare e non poteva non essere lui con la sua I Want You a musicare i passi all’ingresso nella Sala degli Uccelli.

E se in tanti fischiettavano Dylan, in pochi hanno riconosciuto il pezzo che i nostri cari amici Emilio, Antonio e la calda voce di Lucia hanno eseguito subito dopo lo scambio degli anelli. Parliamo dei Band of Horses con la meravigliosa Marry Song.

Nel mezzo Emilio ha arpeggiato anche Lou Reed, uno tra i tanti rimasti in lizza fino a poche settimane prima, degnamente accompagnato da Paolo Benvegnù, Vinicio Capossela e Tom Waits. Seppur fatti fuori, per loro c’è stato un degno posto nell’arco della festa a seguire.

Ragazzi, non c’è che dire… E’ stato tutto, così fottutamente, R’n’R!

Cosa cambia dopo il matrimonio

Ragazzi! Ne è passato di tempo dall’ultimo post e noi non staremo certo qui a spiegarvi le ragioni, a scrivere il perché della nostra lunga assenza, né perderemo tempo con scuse smielate o inutili giustificazioni. Il tempo è passato e noi lo abbiamo utilizzato al meglio. Ma ora siamo qui e basta co’ ‘sto F5 che lo avete consumato!

Ora, non dilunghiamoci troppo e arriviamo al punto: che cosa succede after the wedding day (L’inglesismo – lo spiegheremo, prima o poi – va di moda e noi, si sa, siamo international).
Tutti curiosi lì a chiedere cosa cambia dopo il sì. Porelli i colleghi che hanno dovuto attendere il congedo matrimoniale per sapere se è cambiato qualcosa. Le amiche te lo chiedono a ripetizione e se per caso becchi qualche conoscente al supermercato lo vedi fare lo slalom tra le vecchiette per fare l’unica domanda che a loro interessa. Insomma, hai speso tutti quei soldi, fatto spostare tutta quella gente, messo in moto una macchina organizzativa che manco il matrimonio di Kate Middleton, e mò, deve essere pur cambiato qualcosa nella tua vita!

Ad ogni modo, quel che conta è che siamo uniti in matrimonio e la tomba dell’amore bussa alla nostra porta. Ma noi ci siamo impegnati otturando la funzione uditiva delle nostre orecchie e i nostri parenti, cugini e amici hanno fatto il resto aiutandoci a ingannare il tempo. Dopo il giorno del matrimonio non sei mai solo! …MAI! Pensavamo che i momenti di intimità si interrompessero alla nascita di un bebè, quando il tempo vola via senza riuscir a combinare nulla durante la giornata. Ma, abbiamo constatato che stare soli è difficile. Complici le lunghe giornate di lavoro, il tempo di un abbraccio sul divano è ancora rinviato.

Cosa hanno fatto i coniugi Lentis in questi due mesi con i fine settimana sempre tutti pieni fino a Natale?

  • Lavorato (ovvio): da “2 cuori e una capanna” a “2 cuori sotto Ponte Garibaldi” il passo è breve!
  • Mangiato: sì perché dopo il matrimonio si organizzano cene, altri matrimoni, altre feste, altri incontri per parlare sempre e solo del matrimonio e per sapere se è cambiato qualcosa. E tutto ciò accade sempre ore pasti.
  • Ospitato ventenni: è stata dura, ma siamo riusciti a reggere 5 giorni con tre ventenni pieni di energie, energie, energie e ancora energie. Siamo orgogliosi di noi anche se risentiamo ancora dei postumi.
  • Viaggiato: No! Non si tratta del viaggio di nozze e sì, lo faremo, ma – come diceva Giucas Casella – quando lo dico io (in questo caso, noi).
  • Mostrato la nostra nuova casa: da buon Pugliese che si rispetti, appena entri in un nuovo appartamento devi far vedere la casa. La devi inaugurare: una sorta di debutto in società. E’ un passo obbligato e standard per tutti: l’ospite non fa in tempo a posare il soprabito che deve assolutamente fare un giro turistico tra il corridoio e il bagno passando per l’armadio a muro sul balcone che dopo anni di “vivo in 40mq” adesso te la sciali tutta e ti fai ganzo con gli unici due confort della casa.
  • Fatto vita mondana: aperitivi, cene, cinema, amici. Finalmente!
  • Fatto la guerra: veramente! Catapultati in una Kabul de noantri ci siamo sparati pallini a raffica, ci siamo letteralmente fatti male, metaforicamente uccisi, stupidamente divertiti. In una vera guerra io sarei morta al primo attacco, Francesco si sarebbe fatto notare anche da un cecchino cieco. Ma tutti ne siam venuti fuori con qualche livido in più rispetto a quando abbiamo imbracciato i nostri stupidi fucili anche se grandiosamente rilassati.

Dopo tutto questo trambusto però è arrivato il momento di dedicarci all’unico amico che abbiamo inappropriatamente trascurato: il nostro amato divano!

Le parole non trovate

Poco più di un mese è già volato da questo famoso nove agosto e ancora molta difficoltà facciamo nel trovare delle parole per affrontare quel groviglio di emozioni e lucciconi qual è stato il nostro matrimonio. Non è un caso che per celebrare il primo mese di nozze abbiamo voluto concentrare le milioni di parole che confluivano senza assonanza tra loro nelle nostre menti tutte in una foto, lasciando parlare la stessa per noi. Ognuno poi avrebbe immaginato una scena di quella giornata, una frase letta nel nostro blog nel corso dei mesi, un aneddoto che ci riguardi, una qualsiasi cosa che potesse suscitargli proprio ciò che volevamo suscitare.

Noi nel frattempo non smettiamo di guardare le foto che pian piano arrivano, i video che ci hanno girato e Stefania allarga sempre più il suo sorriso mentre io lascio che la gioia si manifesti così come s’è presentata quel giorno, bagnondomi il viso. Cominciamo a lavorare su come poter organizzare questo malloppo di file per voi, ma devo ammettere che, stavolta, proprio non ci mettiamo fretta. E pazienza se il blog perde di fascino e i nostri lettori non avranno di che leggere, ma al momento davvero siamo ancora tanto enfatizzati dall’evento che ancora non riusciamo a etichettarci come marito e moglie.

Perciò, pian piano, lasciatevi catturare dalle immagini, perchè l’amore è lì a raccontarvi ciò che noi non riusciamo a raccontare.

L'attimo dopo lo scambio degli anelli

L’attimo dopo lo scambio degli anelli

Quando la moglie è in vacanza 

Quattro domeniche fa dicevamo sì a una vita insieme. Lui assolutamente convinto ed io pure. Due settimane filate da novelli sposi in cui non abbiamo fatto letteralmente NIENTE e altre due di congedo matrimoniale, mentre lui lavora. Lui sarebbe mio marito (cielo, mio marito!) che prima del congedo ha deciso di portarmi in un posto megafavoloso e super carino: la SPA. Un luogo che ho sempre considerato noioso, inutile e pieno di funghi. Poi lui ha preso il mio culone e mi ha detto “questa è una SPA” e io non sono più uscita dall’acqua. E lui insieme a me. Sintesi di questi due giorni: QUANDO CI RITORNIAMO?    
Le cose belle finiscono presto e così, davanti ai miei 15 giorni di completa solitudine, in orario di lavoro, decido cosa fare della mia vita da moglie mentre sono in vacanza. Facile: faccio liste!

1) Pulire bene bene, (ci sono quelle macchie di vernice sui pavimenti che piuttosto che toglierle preferirei togliere la vita a chi ha macchiato le mattonelle);

2) praticare sport;

3) finire di arredare casa, (ikeaikeaikeaikeaikeaikea);

4) cucinare qualcosa di nuovo;

5) passare del tempo con le mie amiche;

6) dedicare più tempo ai miei hobbies; 

7) guardare programmi spazzatura;

8) armarsi di forza e coraggio e recarsi al comune per il cambio di residenza;

9) cimentarmi in qualcosa che non ho mai fatto;

10) organizzare IL viaggio!

Più che una lista, sembra un buon elenco di buoni propositi da sviluppare, tanto più che siamo a settembre, mese delle promesse mai mantenute. Eppure, questi 15 giorni mi hanno vista impegnata. Una trottola che in tutte queste spunte è riuscita anche a fare un salto alla posta per la prima bolletta di casa! 

Ed ecco a voi le mie spunte: 

                    

Bene, ora per fortuna però spazio alla mia vita regolare, da domani si ritorna in ufficio!

Il giorno prima

Euforia a palla, emozioni che fanno a pugni con gli ormoni, felicità estrema. È così che ci sente il giorno prima. Il giorno prima quando finisci di spuntare le ultime cose dalla lista; quando devi risolvere un problema; quando il countdown ti fa tremare le ginocchia, quando ti svegli nel cuore della notte con la sensazione di aver scordato di prenotare una stanza per un ospite. Il giorno prima quando controlli ripetutamente le previsioni meteo e aspetti che arrivino i tuoi amici che stanno rotolando in Puglia proprio per te. Il giorno prima quando decidi di prenderti una giornata di relax che si complica improvvisamente, quando passi il tempo al cellulare perché tutti ti pensano e ti vogliono stare vicino con il loro affetto. 

Il giorno prima è quel giorno che non vedi l’ora che finisca. 

Abito da sogno cercasi? Da Federica trovasi!

In otto mesi sono diventata una futura sposa esperta: mi sono calata nella parte e padroneggio la terminologia delle nozze come se fossi madrelingua tanto da essere diventata l’orgoglio di Federica. La ragazza/sarta/amica che ha confezionato il mio abito. Quello che ho cercato in lungo e in largo. Che ovviamente è bellissimo e meraviglioso. Lei very professional è attenta alle mie esigenze. Ogni prova, un vero divertimento, vabbè sì anche un po’ di nervosismo, giusto un po’!  Ma non per l’abito, per i tic isterici di pazzia. Quelli miei! E lei, giuro, non so dove trovi la pazienza e la gentilezza, perché io sicuro mi sarei mandata a quel paese da sola. Ma facciamo un passo indietro.

Prima prova
Durante questa sessione in realtà non succede niente di trascendentale. Provi un abito, che non è esattamente  il tuo abito, ma è solo lo scheletro. Quindi lo guardi e pensi che non è per niente quello che avevi scelto! Però hai portato mamma e papà che ti hanno insegnato a non dire che “fa schifo”. Quindi non lo dici. Ma lo tieni per te. Succede anche che lo indossi e che “WOW… quanto sono alta e magra!“. Quella nello specchio non sono io! Per me l’abito andava bene così! Dove firmo l’assegno? Ma c’è ancora molto da fare, Federica ci lavora anche la notte e non solo sul mio. Poi parla con la mamma, sarta anche lei, e nasce una sorta di feeling tra loro che quasi mi sento di troppo. Ultime raccomandazioni di Fede: “mi raccomando non dimagrire e NON INGRASSARE!Federica è la mia coscienza!

Seconda prova 
Questa sessione avviene in un momento tragicomico: esattamente durante i giorni del trasloco. Che vuoi che sia? Ritorniamo da Federica che è super felice di farmi vedere i progressi dell’abito e le modifiche che ha fatto per me. Mamma e Fede, nel frattempo, sono diventate migliori amiche di tulle. Basta uno sguardo per la rapida intesa. In camera è appeso un abito da sposa che ti fa rimanere a bocca aperta per quanto è bello e che non sembra il tuo per quanta delicatezza e romanticismo traspiri, e infatti non era il mio! Il mio è appeso altrove e ancora non è così bello come quell’altro! Nuova e identica sensazione di schifo. Ma vabbè, visto che siamo qui, proviamolo!

Problemino. Il vestito è largo, è pesante, è ingombrante, è giganterrimo. Perché la genia durante il trasloco non ha mangiato e ora ha un vestito un tantino largo. Momento pazzia, più momento nervosismo isterico, più momento stanchezza post-trasloco, più momento a Roma si muore di caldo ci sono almeno 40 gradi! Federica è lì che mi guarda, serena, sorridente e mi rassicura su tutto. Mi dice che può fare qualsiasi cosa che possa calmarmi. Lei è pura valeriana. Ma anche qualcosa di più. Mi placa e mi riprende le misure e mi infilza spilli ovunque. Mentre lavora su di me, le chiedo qualche modifica che non si può fare perché ormai le decisioni le prendono lei di comune accordo con la mamma. Ma poi capisco che devo respirare. Perché se non lo faccio potrei morire, subito, davanti a tutti con un bell’abito da sposa indosso. “Fede ho bisogno di fare un bel respiro profondo, posso?” “NO!” tuona… Federica è Hitler!

Terza prova
E poi ieri sera arriva finalmente l’ultima prova. Federica nel frattempo è diventata anche wonderwoman perché ha messo in salvo il mio abito nascondendolo dal pericolo e dal lupo cattivo (che esiste veramente). Pertanto cambiamo location e l’ultima sessione avviene a casa di zia Loreta. Questa volta, psicologicamente sono a posto. Ho solo bisogno di riprovarlo l’ultima volta. Sono solo emotivamente sensibile. È normale: mancano 9 giorni, arrivano le prime sorprese – tutte splendide – e la gente ti riempie di auguri e complimenti. A cominciare da Zia Loreta. Che io ho un bel personale non me l’aveva mai detto nessuno e che sua nipote è brava ormai iniziano a saperlo in molti. L’abito è finito: pronto per essere indossato il nove agosto. È bellissimo e meraviglioso. Proprio come lo volevo. Federica è proprio brava. Non perché sia solo professionale, non perché è un’amica, ma perché dopo tre prove ne è uscita indenne lasciandomi senza parole perché anche lei aveva in serbo delle sorprese per me. Federica è il top!

Dimmi un po’, dimmi un po’…

“Vedrai che passa in fretta”, ci dicevano. “Oh quanto rimpiangerete questi momenti”! Noi non lo sappiamo ancora, l’unica cosa che desideriamo è che arrivi presto il nostro 9 agosto. E lo vogliamo perché ci amiamo, perché lo immaginiamo da tanto, perché vogliamo far festa con voi e desideriamo vedervi con un bicchiere in mano per brindare alla felicità. Ma più di tutto bramiamo le vostre lacrime, vogliamo vedervi piangere a singhiozzo – di gioia, sia chiaro. Un po’ perché ce lo aspettiamo, un po’ perché ci avete svuotato dentro. Da mesi, non facciamo altro che rispondere alle vostre domande, mai banali e sempre originali, sui preparativi di queste matrimonio, ci ubriachiamo di discorsi che vanno dai vestiti ai viaggi di nozze. E il fotografo, e il ristorante, e i fiori, e i tavoli, e gli scherzi…
Pensavamo che la domandona che avrebbe potuto turbare la nostra psiche fosse “vuoi unirti in matrimonio con sto/a tipo/a qua che so anni che ti vuole?” E invece NO! La domanda che ci insegue come un tormento, anche di notte, è un’altra “come vanno i preparativi?”. Ve lo assicuro, ce lo chiedete tutti. TUTTI! Che forse siete tipi apprensivi, o forse, vi aspettate un colpo di scena, immaginate che vada tutto storto e che probabilmente abbiamo scordato qualcosa. Sì, volete coglierci in fallo per dire “meno male che vi ho fatto ‘sta domanda che se non era per me…”. Proprio amici voi! Però, vi assicuro gente che questa domanda generica non ci farà ricordare quel particolare che proprio ci sfugge di mente e che pazienza se scorderemo. (Quindi scusateci sin d’ora). Abbiamo cercato di pensare proprio a tutto, anche a cose assurde e che tradizione vuole. E, sicuro, non servirà chiedercelo ancora. Quindi, cari amici, noi vi amiamo e vi perdoniamo per i vostri peccati, ma sappiate che il nostro animo simpaticone si vendicherà di voi, prossimi amici, parenti e colleghi che vi unirete nel vincolo del matrimonio perché vi bombarderemo a raffica con questa domanda. Sì, ci vendicheremo! (STIAMO GIA’ COMPILANDO UN ELENCO DEI FUTURI PROMESSI CONIUGI).
Ma poi come si risponde a questa domanda? Volete sapere proprio tutto o un generico “bene” vi basta?

Dimmi che scarpa indossi e ti dirò chi sei

Le scarpe, insieme all’abito da sposa, al bouquet, alla location, alle bomboniere, alle partecipazioni di nozze, e perché no anche allo sposo, sono tra gli elementi principali del grande giorno. È da come si decide di vestire il proprio piede che dipenderà la riuscita di quella giornata e del futuro matrimonio. Non sono ammessi errori. Sono poche le donne che osano scegliendo un abito corto e dando ampia visibilità ai tacchi. Le meno spavalde le nascondono sotto strati e strati di stoffa lunghissimi.

Pieni di pailletes e strass (quest’anno va di moda la scarpa gioiello #sapevatelo) di luccichini e di pizzi! Tacchi a spillo, décolleté, sandali, colorate, a stivaletto, ballerine (#moooooltosexy), col plateau, peep toe (la scarpa come il calzino bucato sul pollicione), ma anche converse, anfibi e stivali. Alcune spose, quelle più romantiche, applicano un cuore. Da ricordare: la scarpa non si deve intonare solo con l’abito da sposa, ma deve fare pendant anche con il bouquet, con la location e con la pochette del taschino dello sposo, mica pizza e fichi!

Poco importa che la sposa le debba indossare per tredici ore. Non bisogna dimenticare che se bella vuoi apparire, un poco devi soffrire! Secoli e secoli di sapienza popolare.

E così, armata della saggezza nazionalmartinese della mamma e dalla santa pazienza del papino, entro in tutti i negozi di scarpe di Roma e dei Castelli. Evvai! Sogni che si realizzano: shopppping+scarpe+paga papà. Che vuoi di più?

Purtroppo, non essendo una sposa audace o vittima della moda, ho sempre avuto un’idea molto pratica della scarpa: deve essere comoda, basta che sia dello stesso colore dell’abito e che ci possa ballare tutta la notte! Insomma, modello ciavatta!

Ma per un matrimonio perfetto, la scarpa deve essere splendida e non propriamente la più  comoda da indossare, tanto dopo la cerimonia è un’ottima idea prevedere un secondo paio di scarpe. Bene, è ciò che io voglio indossare dall’inizio della cerimonia!

MA… QUESTA SCARPA NON ESISTE. A meno che non la compri da Melluso.

Se ti vuoi sposare, devi soffrire. E’ la prima morale che ho imparato.

Angela, mani di forbice.

Ed anche la prova parrucco è andata. Dopo le mega abbuffate pasquali, ho preso un appuntamento con la Parrucchiera. Non una qualunque, ma quella di sempre. Basti pensare che, nonostante i tanti anni passati a Roma, permetto solo a una donna di mettere le mani sulla mia testa, donna che purtroppo è distante dalla Capitale 500 chilometri.
Avevo le idee ben chiare e pochi fronzoli per la testa. Di foto e siti internet ne ho spulciati a bizzeffe, alla ricerca di quella che possiamo definire l’acconciatura del gran giorno. No alla “cofana”, ma qualcosa di naturale e morbido. Le è bastato vedere la foto dell’abito scelto per cominciare a “operare”. In poco tempo, armata di spazzola e forcine, ha spazzato via piccoli dubbi e mi ha mostrato diverse acconciature. Con le sue mani magiche è riuscita a far emergere dal riflesso di quello specchio una Stefania vera, brillante, bella.
Una vera professionista. Potrebbe essere addirittura inutile dire che di strada ne ha fatta tanta, 30 anni di esperienza alle spalle (ma avrà cominciato nella pancia della mamma?!) e che utilizza solo ed esclusivamente prodotti di qualità.

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Angela Semeraro, ti accoglie nel suo salone, sapientemente arredato, insieme alle sue simpaticissime ed esperte collaboratrici. Sul tema acconciature wedding è superespertissima: ad esempio, una delle acconciature da sposa che va per la maggiore sono le trecce, ma attenzione nel 2015 sono già out! (E mica lo sapevo…).

Io, non faccio caso a questi dettagli, ma sono i particolari a fare la differenza e Angela li cura con passione.

Vi consiglio di entrare da Acconciature Angela Semeraro anche semplicemente per il massaggio rilassante e rigenerante al cuoio capelluto durante il lavaggio e di dare un’occhiata alle immagini pubblicate sull’account di facebook per farsi un’idea dell’eccellente lavoro… Chissà, forse troverete qualche foto che mi ritrae, o forse no!

Il concorso indetto

In questo mese di aprile molte delle cose che abbiam studiato, organizzato, messo in opera nei passati tempi sono sbocciate così come i sorrisi sui nostri visi. Ci siam spremuti perchè i più insignificanti dei particolari rendessero strepitosa al primo sguardo delle persone a noi care, l’idea da noi avuta. E con questo input andiamo avanti, visto che proprio i particolari, d’ora fino ad agosto, saranno l’attenzione principale della nostra creatività.

La maggior parte delle partecipazioni sono state consegnate, spedite e presto le restanti verranno presentate direttamente nelle mani degli ultimi all’appello. Proprio la domenica di Pasqua sui divanetti di un locale, tra amici che cercavano di capire quanto importante fosse ‘sto ZeroCalcare, una lampadina si accende proprio come fossi Archimede Pitagorico. Qui la mia Eureka!

Perchè non chiedere agli invitati di sfoggiare tutta la propria originalità e fantasia in una foto con l’invito in bella mostra? “Capirai la trovata…” (Cit.)

D’accordo. Ma la trovata sta nel decidere che uso farne di queste ipotetiche foto! Ed infatti… Da qui l’idea di questa sorta di concorso.

Ecco quindi il regolamento:

  • Scattare una foto di media/alta qualità;
  • Inviarcela per mail o su WhatsApp. Mail e telefono sono nella partecipazione.

Una volta ricevute, le foto verranno pubblicate in un apposito album sulla nostra pagina di Facebook. Gli scatti che più like prenderanno dalla pubblicazione, prevista per metà maggio, fino al 30 giugno verranno giudicati vincitori. Ci riserviamo ovviamente il diritto di decidere di sobbalzare e rivoluzionare la classifica a nostro piacere, visto che non tutti hanno facebook e magari qualcuno non ha voglia di spammare troppo la propria foto per supplicare like ai propri amici virtuali.

Le foto vincenti non avranno graduatoria e saranno giudicate tutte pari tra loro. Non abbiamo ad oggi un numero predefinito di vincenti da dichiarare e crediamo che all’incirca potrebbero aggirarsi tra i dieci e i quindici di numero, c’è quindi una seria e concreta speranza che il vostro scatto possa essere premiato!

E visto che già un bel po’ di foto ci son state recapitate… Avanti con le vostre!!! Daje tutta, ne val la pena!

Aspettiamo solo voi.