La vera, grande marcia nuziale

Pian piano, io e Stefania, stiamo tornando a galla dopo quest’immersione nel mare emotivo qual è stato il nostro matrimonio. E stavolta non starò qui a dar sfogo al vortice di pensieri che battono sulla tastiera del Mac per mano di dieci dita impazzite e qualificate da un paio d’anni di dattilografia nei primi lontani anni di scuole superiori. E’ solo che stasera, mezzo influenzato ma felice come un bambino mentre la mia mogliettina cerca di tenermi nascosta una torta che sta preparando per il mio ennesimo compleanno ormai alle porte, finalmente ritrovo la voglia e l’ispirazione di condividere qualcosa.

Fin da subito siamo stati concordi nell’avere altri accordi che ci spingessero verso l’“assolutamente sì” in risposta alla domanda che l’assessore alla cultura ci avrebbe posto. Immediatamente le canzoni che sognavamo per quegli istanti ci hanno travolto, spinte da tutti i ricordi che riaffioravano legati alle stesse. La decisione è praticamente caduta subito su Bob Dylan, non poteva mancare e non poteva non essere lui con la sua I Want You a musicare i passi all’ingresso nella Sala degli Uccelli.

E se in tanti fischiettavano Dylan, in pochi hanno riconosciuto il pezzo che i nostri cari amici Emilio, Antonio e la calda voce di Lucia hanno eseguito subito dopo lo scambio degli anelli. Parliamo dei Band of Horses con la meravigliosa Marry Song.

Nel mezzo Emilio ha arpeggiato anche Lou Reed, uno tra i tanti rimasti in lizza fino a poche settimane prima, degnamente accompagnato da Paolo Benvegnù, Vinicio Capossela e Tom Waits. Seppur fatti fuori, per loro c’è stato un degno posto nell’arco della festa a seguire.

Ragazzi, non c’è che dire… E’ stato tutto, così fottutamente, R’n’R!

Agostodelduemilaquindici 

Agosto sta per terminare. Duemila bagagli nella macchina. Quindici giorni dopo il nostro sì. I coniugi L’Amore si imbarcano in nuove avventure: le partenze intelligenti. 

 I bollini rossi della rete autostradale ci fanno un baffo, noi si parte di lunedì! Chi vuoi trovare per strada? E così…Ciao mamma Puglia, a presto piatti della nostra terra, arrivederci sole caldo e fresca tramontana, alla prossima estate mare! Messi alle spalle gli impegni dell’ultimo minuto e abbracciate le famiglie, giochiamo a tetris in una macchina appesantita dai ricordi, dalle pietanze, dai regali, dalle friselle, dalle orecchiette della Nonna, dalle verdure e dai frutti di stagione, da tutto ciò che secondo una mamma pugliese non potrà mai esserci nel più fornito supermercato romano. Altro che grande distribuzione, dalla terra alla tavola il passo è breve: solo 500 km.  

 Tanto noi siamo intelligenti e abbiamo dalla nostra la fortuna (nella prima di campionato ha pure vinto l’Inter). 
Dunque forza e coraggio: ce ne vuole per chiudere le portiere dell’auto e per riprendere la vita quotidiana. Si parte. Roma arriviamo.  Non si arriva a prendere nemmeno l’autostrada che la radio annuncia pioggia nella Capitale (bestemmia pugliese intraducibile). Dai, pazienza! Vorrà dire che si starà più freschi. 

Le autostrade pugliesi sono meravigliose: lunghe, larghe, vuote, con un panorama mozzafiato: terra arida, pale cariche di fichi d’India, ulivi che spezzano i silenzi di un tavoliere infinito. E poi finisce la poesia. 8km di coda tra Bari Nord e Molfetta. 

Ci salvano due panini con la mortazza che sfamano la sfortuna di una partenza intelligente. 

L’ansia da prestazione

Le spose si sa sono per natura ansiose. Si noti bene, qui si parla esclusivamente del genere femminile tendenzialmente nevrotico e quotidianamente atto a pratiche di isterismo. Alla soglia del matrimonio queste caratteristiche, molto apprezzate dal genere maschile, si amplificano. In fondo è comprensibile quella donna deve aprire la bocca e pronunciare una sola sillaba, sì! Madonna che ansia.

Ne ho conosciute diverse in questo periodo e ce ne sono davvero di tutti i tipi: quella che ha l’ansia metabolica del tipo “se mangio anche solo insalata ingrasso”, la sposa con l’ansia temporale, sta facendo il countdown da quanto aveva 6 anni, poi c’è la maniaca del controllo, decide anche il colore della biancheria intima degli ospiti, la sposa wedding planner e fashion victim che ha l’ansia da prestazione modaiola altrimenti sei out. Poi ci sono io: la sposa con brufoli da quindicenne sparsi su tutto il viso, a macchia di leopardo, herpes, occhiaie che arrivano alle ginocchia e un viso così sciupato da fare concorrenza ai bambini del Biafra. E chi se ne frega. Sì, sono la sposa chi se ne frega.

Quattro giorni in Puglia per rivedere il tutto con i fornitori e consegnare gli ultimi inviti. Torno a Roma con un viso rigenerato, brufoli e herpes spariti. Quattro giorni a casa e due chili presi. Amici, due chili presi! Quindi, attenzione cari invitati (soprattutto “forestieri”) fatevi venire una bella botta d’ansia perché al termine del matrimonio quei 5 chili a testa non ve li toglie nessuno! Viva la Puglia!

Del colore dei fiori d’arancio

Chiudo gli occhi e immagino quel giorno. Poi li riapro e so già che passerà in fretta, altri ne verranno. Sono alla ricerca della mia madeleine. Già d’ora cerco di immaginare che sapore avrà.
Lo immagino all’aroma di zagara, naturale e fresco. Sogno un giorno en plein air denso e vitale che profumi di terra. Infinite distese di prati in fiore e noi scalzi a danzare felici. Quel giorno profuma di fiori selvatici che nascono ovunque e che ritrovi nelle pagine ingiallite di vecchi diari che raccontano di te.
E poi incontri una persona che non ha bisogno di ascoltare i nostri sogni ad occhi aperti, ma entra in sinergia con le nostre sinapsi. Muove i fili in ordine equilibrato, creativo, magistrale. Nascosto dietro una barba ben colta, da materia ai sogni. Parla veloce, sa il fatto suo e in meno di mezz’ora disegna perfettamente quella che sarà la nostra festa. Per chi è attaccato alle definizioni e non l’ha ancora capito, il giostraio che colorerà e profumerà la nostra giornata speciale è un fiorista e si chiama Michele Zaurino.

Ora chiudo gli occhi e vedo Michele costruire quel giorno.

Post Scriptum per i nostri cari invitati: Tranquilli, potrete danzare masochisticamente sui vostri tacchi alti o nelle infide ballerine. Non ci sono infradito ad attendervi. Liberi di calzare quello che più amate.

Un viale per il duemilaquindici

Due. Zero. Uno. Cinque. Mille percorsi e milioni di passi. Qualsiasi sentiero nelle nostre vite ci ha portati fin qui, davanti ad un iPad a cercar di digitare i soliti buoni propositi che butteremo alle spalle non appena entreremo a pieni passi in questo anno che ci vedrà marito e moglie.
Idee e soluzioni aspettano solo di vedersi realtà ad agosto, nel frattempo però auguriamo a voi tutti/e un anno che vi veda felici così come lo siamo noi.

/home/wpcom/public_html/wp-content/blogs.dir/917/62750024/files/2014/12/img_1307.jpg Il viale che porterà a noi

L’abito. Riparliamone!

“Scegliere l’abito è una delle emozioni più grandi nella vita di una donna”. Me lo sarò sentito ripetere mille volte in questi giorni. “Appena lo indosserai, capirai subito che è quello giusto”. Fatto sta che dopo un mese e cinque atelier, ho le idee talmente confuse, tanto da essere lontana dalla prima idea di abito che avevo sognato per me.
Per far capire cosa la mia mente immaginasse, ad ogni appuntamento esordivo dicendo: “vorrei un abito che non sia da sposa, ma che comunque faccia capire a tutti che sono la sposa”. Sì, ho la guerra in testa e l’avevo ancor prima di cominciare questo tour di shopping in bianco, ma ora che la battaglia si fa più dura inizio a pensare di rispolverare vecchi abiti, magari quello della prima comunione!
Per non parlare poi delle emozioni… Ho sentito narrare storie di diverse generazioni commosse presenti alla prima prova. Mai nessuno ha osato immaginare di grasse risate fatte dai presenti, spiazzando così l’idea che la sfortunata sposa avesse della reazione da suscitare. Al posto delle lacrime, tre bocche aprivano il sipario a innumerevoli denti bianchi… Insomma faccio ridere anche la mamma!
Nel mio mondo fatto di indecisioni, l’unica certezza è l’aver deciso di mettere il velo… Almeno all’albero di Natale.

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Felice Natale

WordPress ci dice che il nostro spazio a vostra disposizione illumina gli schermi di più città da dodici mesi, la cosa ci ha messo un po’ di fretta – visti i mille impegni nella nostra terra – nel trovare un modo per farci gli auguri con un post e allora ne approfittiamo per accomunare questa fantastica giornata di festa in famiglia con l’anniversario ben meno significativo sopracitato.
Una buona sana abbuffata, senza sprechi, che possa mettervi addosso un’energia mai avuta per affrontare al meglio il nuovo anno ormai dietro l’angolo!

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Buon Natale e meraviglioso duemilaquindici.
Stefania e Francesco